
Giacomo Gullo (Torino 1960-2020). Trascinato dalla passione per l’arte e la pittura inizia da
autodidatta un processo di ricerca e di studio sulle tecniche pittoriche. Per fare ciò studia con
criterio i pittori che più lo attraggono carpendone stile, metodo e motivazione. Già, è proprio la
motivazione che spinge Gullo a studiare il metodo pittorico e la scelta dei soggetti che in seguito
verranno da lui copiati. Infatti, Giacomo per diversi anni copia, senza spirito emulativo,
ricercandone altresì il modo. Questo lo porta nel tempo a creare uno stile proprio – unico e
pulito, quasi accademico – tanto da valergli articoli, recensioni e riconoscimenti da critici
e giornalisti nonché da collezionisti che prima di altri ne riconoscono la valenza artistica e
gli valgono meriti ed acquisizioni.
Un copista quindi che dopo anni di preparazione finalmente si svela in tutta la sua personalissima
opera: nella fattispecie domina il surrealismo che per Gullo è la miglior espressione per
rappresentare ciò che lo circonda, coniugando fantasia e bellezza attraverso immagini pure di
soggetti innocenti ma potentissimi nella loro espressione naturale di freschezza infantile.
La tavolozza è ricca di colore, la stesura è pulita: sembra quasi che i suoi dipinti non attendano
giudizi tanto sono esplicativi. Nelle sue opere domina sempre equilibrio e sobrietà: i soggetti
proposti sono sempre consapevoli del momento rappresentato e di ciò rendono partecipe
l’osservatore.
Questi quadri, oltre che osservati, andrebbero ascoltati, si sentirebbero le bimbe sussurrare una ninna
nanna o qualche favola, il suono emesso dai fenicotteri completerebbe questa melodia in un colloquio
unico, moderno e ineguagliabile. Vediamo già un’attenzione verso il mondo infantile in opere precedenti
di circa vent'anni ai ‘fenicotteri’: ‘Alice’, ‘Gemelline’ e ‘Nicoletta’ anticipano ciò che Giacomo proporrà in
futuro con la stessa forza espressiva.
Nel 2019 Gullo si appropria prepotentemente del colore rosa, ne codifica il grado, la morbidezza e la
tonalità. Per lui non sembra esserci difficoltà nel declinare qualunque sfumatura di questo difficile
colore (pittoricamente parlando). L’esito è convincente, quasi naturale e scontato. L’accostamento rosa-
bimbe domina da sempre l'immaginario collettivo: un accostamento ‘naturale’, ammiccante alla Pop Art
vista la quotidianità di questo ricorrente abbinamento. Una scelta quindi vincente ma non casuale o
semplice da realizzare visto che le storie rappresentate sono ambientate in ambito domestico o
surreale: queste opere fanno parte della collezione “Un sogno tutto rosa tranne il becco”.
Nel 2020, prosegue il suo cammino con il figurativo da lui amato rappresentando il mondo degli angeli
con figure giovanili pensose per il ‘compito’ chiamati a svolgere, attornianti da colorati pappagalli
incuriositi dai giovani esseri umani dotati di ali, da qui il nome la collezione “L’ultimo volo”.
L’acquerello fu un’esperienza iniziata nel 2004 con l'interesse per utilizzarlo nei bozzetti dei dipinti a olio
in seguito realizzati quali ‘Il bosco di Beatrice’ e altri due paesaggi boschivi dai tratti in dissolvenza che
creano un effetto prezioso e incantato. Attraverso l’acquerello riesce a dare un’impronta delicata e
senza contorni dando spazio al colore che, diluito con l'acqua, sfuma.
Nel 2013 dipinse tredici opere ritraenti il paesaggio fluviale del Po, esposte in mostra a Carignano in due
edizioni dal titolo “I tuoi occhi raccontano poesia”.
… C’è la felicità della fuga in ‘Portami via’, quasi che il fenicottero divenisse il moderno ippogrifo
di una letteratura antica, la bambina esprime tutta la sua gioia in quella cavalcata magari arrivata
all’improvviso e non premeditata, che la porta lontana chissà da dove e chissà da chi, certo verso
una libertà che lei non ha mai provato. Va ancora verso un luogo altro, diverso, mai esplorato la
bambina dentro il suo vestito bianco e a quell’invito, ‘Fidati di me’, del fenicottero, pare ancora
restia, magari con quegli occhi bassi alla ricerca, diversamente dalla sua compagnia, di una realtà
che con più fatica tenta di abbandonare… (Elio Rabbione)
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